Tra i beni compresi nella comproprietà nazionale, nella proprietà collettiva appartenente al Popolo Sovrano, nella Res Publica, ve ne sono alcuni incedibili senza un pre-stabilito limite di tempo: poiché essi sono necessari per il carattere, la giuridica, funzionalità ed identità stesse della Repubblica. Tra i Beni Comuni inalienabili degli italiani, i pubblici impieghi, poteri e redditi sono i più sacri: perché fondamento stesso della Democrazia.
Chi se ne appropria, mai restituendoli al Popolo, è il peggiore tra i delinquenti. Il furto della Cosa Pubblica (non solo redditi ma innanzitutto impieghi e poteri) è l'abominio massimo raggiungibile da un umano. Perché ci si arroga un carattere di totale superiorità sugli altri mentre per Democrazia non possiamo non esser tutti su di uno stesso livello societario. 75 anni fa, lo stato monarchico cadde per far posto alla Repubblica. L'Italia da allora non ha più uno stato ma gli illecitamente permasti statali (a partire da quelli che nel 1946 non furono cacciati via da padri costituenti non all'altezza del compito) hanno impedito, generazione dopo generazione, la reale trasmutazione da stato a Repubblica. In modo pacifico, legale, civile, bisogna ora estrarre questi monarchi, questi tiranni, dalla nostra santa Res Publica ed aprir questa ad un ordinato e regolare rinnovo del personale. Così che quanti più italiani (desiderosi ed idonei) possano svolgere parte attiva nella vita pubblica del loro Paese.
Altrettanto legalmente, coloro che da 75 anni spacciano la loro monarchia per "repubblica", la loro tirannide per "democrazia", devono pagar caro questo loro furto continuato d'un così sacro Bene Comune. A partire da coloro che si son macchiati pure d'alto tradimento e truffa aggravata dallo speciale oggetto dell'inganno e dalla reiterazione del reato nel corso dei decenni: coloro i quali si sono impossessati d'un vitale ruolo di Giudice e Professore della Repubblica. I primi avrebbero come minimo dovuto applicare la Legge sulla comproprietà che da sola bastava a stabilire l'incedibilità in via definitiva (per i cittadini coevi) d'un ruolo della Repubblica. I secondi avrebbero dovuto insegnare ad ogni italiano la diversa sostanza d'uno stato (tiranno, chiuso, inaccessibile) da una Repubblica (democratica, aperta, partecipata). Costoro hanno procurato al Paese e ad ogni italiano una continuamente compromessa quotidianità ed un infausto complessivo destino. Tutto sarebbe potuto andar a vele gonfie, magnificamente, disponendo d'una centralità pubblica: dove ognuno si poneva come Socio alla pari dell'altro. Costoro ci hanno invece lasciato alla triste vita di chi è sotto tirannide e dittatura.
Ordunque: assunti a vita nei nostri impieghi! Despoti dei nostri poteri!
Voi, carcerieri del Potere Educativo e Giudiziario, che vi siete macchiati d'una colpa che più grave ed indegna non c'è, v'attende solo dura pena. Voi altri, che avete applicato leggi ingiuste e liberticide imposte da governi che facevano affidamento sulla vostra fedeltà al posto fisso mentre ben diversamente avrebbero proceduto con noi cittadini intorno, voi rinchiudetevi in casa e non ne uscite più. Non vi fate mai più vedere in giro. Voi altri ancora, che siete comunque colpevoli d'un non meno grave furto della Res Publica ma non avete costretto e vessato direttamente gli italiani, arrendetevi alle evidenze e venite fuori con le mani in alto in segno che avete ben compreso la gravità di ciò che avete fatto. Prostratevi al cospetto del Popolo Sovrano, dichiarate a voce quanto più alta v'è possibile che intendete restituire ciò che ad esso appartiene e che siete sconsolatamente pentiti e disposti ad aiutare l'Italia nel processo di transizione da un lurido stato monarchico ad una risplendente vera Repubblica. Ma fatelo ora, immediatamente. Una volta che non fosse solo lo scrivente a dirvi tutto questo, spazio di manovra per voi non ci sarà più. Avanti!!! In piedi e gridate quanto più potete il vostro pentimento!
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Eh, sì. E' davvero un piccolo grande Paese il nostro. E' il primo che si sta liberando dai delinquenti pubblici. E fatto questo si potranno sanare pollitica e privato degenere.
Danilo D'Antonio
fiero padre d'una
splendida Repubblica:
aperta, accessibile, osmotica,
frequentata, partecipata, vissuta.
Viva!
Ogni Studio Legale al mondo sprofondi
nella vergogna per aver accettato
questo indegno stato di cose.
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