L'INDICATORE UNICO DI DEMOCRAZIA
Quando la cultura è detenuta da una chiusa congrega di monopolizzatori, la verità viene metodicamente emarginata ed i vari fenomeni della vita finiscono per divenire incomprensibili. La confusione cresce piano piano fino a divenire devastante. Proprio come oggi. Ad esempio: per determinare il grado d'una mai chiarita, mai spiegata, "democrazia" in un Paese, gli esperti, i professionisti, i tecnici giungono ad utilizzare diverse decine di indicatori. Tutti egualmente distaccati da ciò che in realtà è il principio essenziale della Democrazia. Al punto da non potersi cogliere il metodo per ottenerla.
Eppure tutte le cose, anche le più complesse, applicandoci al fin di scomporle, una volta ricondottele ad un grado di elementare semplicità, tornano ad essere facilmente assimilabili e comprensibili e possono renderci molto più agevole affrontare la vita. Così, a fronte dei mille complessi metodi utilizzati dalle celebrità per conoscere il livello di "democrazia" d'un Paese, troviamo subito l'indicatore in grado di determinare con numerica precisione la percentuale di Democrazia effettivamente realizzata e di condurre a stabilire la sua qualità con la più risolvente delle definizioni.
QUESTO INDICATORE È DATO ESATTAMENTE DAL FATTO CHE UN RUOLO PUBBLICO, DECISIONALE O MANSIONALE, VENGA O MENO PERIODICAMENTE RESTITUITO AL POPOLO CUI APPARTIENE.
Nel caso della nostra amata Italia, ponendo equivalga a 3.500.000 il numero totale dei pubblici addetti (numero che comprende tanto gli assunti quanto gli eletti nella res publica, solo questi ultimi venendo però regolarmente restituiti al Paese) si ottiene facilmente il livello di Democrazia in valore percentuale rispetto al valore pieno raggiungibile con la restituzione al Popolo Sovrano dei ruoli tutti della centralità pubblica. Così come vengono identificati con assoluta precisione i luoghi dove la Democrazia manca.
Ad esempio: in campo amministrativo e giudiziario (ma pure educativo, informativo e fiscale, d'ordine pubblico, militare, repressivo e sanzionatorio nonché sanitario, scientifico e statistico ed agricolo, ecologico, edificatorio, urbanistico e paesaggistico ed energetico etc.) pare proprio non vi sia alcuna traccia di Democrazia. Perché non vi è ancora un solo ruolo, un solo impiego pubblico, che venga regolarmente restituito al Popolo Italiano. Con lo scopo si abbiano la dovuta partecipazione ed il necessario rinnovo del personale.
Affinché ognuno a turno sperimenti direttamente cosa significhi subìre, da persona comune, le regole dettate dal Parlamento e poi applicate dagli assunti nella Res Publica.
Ed invece, tanto gli assunti quanto gli eletti, fanno di tutto per focalizzare le menti sul solo potere legislativo (la politica) così che nessuno noti che tutti gli altri, parimenti importanti, poteri sono ancora detenuti in via definitiva da illegittimi carrieristi. Trattasi di arcaiche figure tiranne (ché mantengono loro prigioniera la cosa pubblica, senza mai restituirla al Popolo ch'eppure da tempo n'è divenuto proprietario) originatesi da ordinamenti che risalgono ad epoche di gran lunga pre-democratiche. Tutti costoro non sono affatto nostri dipendenti ma autentici delinquenti pubblici.
Essi da sempre infrangono la Legge poiché un bene di proprietà comune non può essere ceduto senza un pre-stabilito limite di tempo, in via definitiva dunque per i cittadini coevi con pari diritto di godimento del bene e requisiti professionali.
Ordunque sintetizziamo:
IL NUMERO DI RUOLI PUBBLICI CHE VENGONO PERIODICAMENTE RESTITUITI AL POPOLO FORNISCE LA PERCENTUALE DI DEMOCRAZIA REALIZZATA.
L'IDENTIFICAZIONE DEI RUOLI CHE VENGONO PERIODICAMENTE RESTITUITI AL POPOLO FORNISCE LA QUALITA' DELLA DEMOCRAZIA REALIZZATA.
Tempo fa qualcuno ebbe a dire che l'essenza della democrazia consiste in null'altro che la possibilità di cambiare chi governa. Chiaramente non la disse mica tutta. Avrebbe infatti dovuto dirci che la Democrazia consiste nella possibilità di cambiare, sì, chi ci governa ma anche ed a cominciare da chi ci amministra, chi ci educa, chi ci informa, chi ci cura, chi ci misura con le statistiche, chi riscuote le tasse, chi ci controlla, chi ci giudica, chi ci reprime, chi ci imprigiona, chi ci urbanizza, etc. etc. etc. Se fosse stato detto questo, se solo una qualche celebrità avesse compiuto questo piccolo onesto passo verso una incontrovertibile verità, oggi il mondo sarebbe diverso. Del tutto irriconoscibile. Nemmeno nuove guerre sarebbero più potute scoppiare senza il permanere dei vecchi stati proprietà d'una putrida casta di luridi assunti a vita, se fossero stati sostituiti per tempo da vere Repubbliche: partecipate pro tempore da cittadini idonei al ruolo.
Ordunque: oggi si fa un gran parlare di sovranità ma, come avviene quando si lascia campo libero ai notabili, più passa il tempo più l'oggetto dell'attenzione viene dissolto dalla loro insipienza. Noi, che blasonati non siamo ma, come umani liberi, vogliamo goderla come ci spetta da Costituzione e Democrazia, dobbiamo asserire fino a che divenga ben chiaro che la sovranità (concetto antico ma tutt'uno con quello moderno di proprietà) va riferita a tutto ciò che riguarda il Pubblico: a tutto ciò che pertiene ed appartiene alla collettività. Al Popolo Italiano. Quindi i beni materiali ed immateriali, gli immobili, le risorse, le istituzioni, gli enti decisionali e mansionali, i loro poteri e risorse.
Riformulando possiamo dire che la sovranità è relativa a ciò che di pubblico esiste in un Paese: alla Res Publica, in italiano Repubblica. Democrazia consiste appunto nella condivisione e partecipazione ai beni e risorse sui quali il Popolo possiede la Sovranità, sarebbe a dire di cui è Proprietario. Comprendiamo e sviluppiamo a fondo questi concetti, da noi stessi semplici esseri umani dotati di comprendonio e sensibilità. Prendiamo noi la parola. Mettiamo finalmente a tacere quella casta di insegnanti, docenti, professori, abietti addomesticatori il cui unico scopo, da tre quarti di secolo, è tenerci lontano dalla verità. Lontano dalla Democrazia. Basta col farci inculcare: ora tocca a noi inculcarceli tutti!
Basta coi loro posti fissi, eterni luoghi di carriera e potere. Basta con l'escluderci dalla nostra stessa Repubblica. Non solo italiana ma anche dalla Res Publica dell'Unione Europea. La UE si sanerà potendovi i cittadini provvedere al proprio.
Ordunque: fuori per sempre tutti i carrieristi ladri della Cosa Pubblica, della nostra sacra comproprietà nazionale. Liberiamo immediatamente, semplicemente applicando la Legge (non foss'altro quella su d'una generica comproprietà) ogni impiego/potere della centralità pubblica. Fuori loro, dentro rigorosamente pro tempore cittadini competenti, idonei e preparati al ruolo. Che si succedano fraternamente per il tramite dell'Istituto della Banca dei Pubblici Impieghi.
Danilo D'Antonio
Laboratorio Eudemonia
Pacificamente, legalmente, civilmente,
facciamo evolvere l'Italia e l'intero Pianeta.
La Repubblica: accessibile, partecipata,
permeata, osmotica, fluida. Vissuta.
Evviva la Banca dei Pubblici Impieghi! Dona a Danilo! L'unico ricercatore, politico, attivista al mondo che apra le porte della Repubblica agli esseri umani: in modo che si susseguano l'un l'altro idonei e controllino, migliorino, verifichino l'operato di chi li ha preceduti. Impedendo così ogni ingiustizia e potendo anzi ognuno imparare ogni giorno qualcosa in più. Dona a Danilo! L'unico che garantisca un potere minimo ad ogni umano in Terra. Dona a Danilo! Basta un obolo. Una moneta: come atto di riconoscenza ed umiltà. Dona a Danilo! Mai siederà in alcun parlamento ma il mondo intero sta cambiando tutto da solo: facendo il lavoro che torme di eccelse celebrità e stimati professionisti mai si degnarono di fare. Dona a Danilo! La sua tecnologia societaria (Democrazia = condivisione della Res Publica) si ha con un obolo.